Confronto: metodo di insegnamento italiano e all'estero
Ti sei mai chiesto in cosa il sistema scolastico italiano differisca da quello internazionale? Hai idea di cosa potresti trovare vivendo un’esperienza di studio all’estero durante le superiori?
L’approccio allo studio e all’insegnamento all’estero sono molto diversi da quello a cui siamo abituati in Italia. Una cosa è certa: dimenticati le classiche lezioni frontali e teoriche, durante le quali il tuo ruolo è semplicemente quello di ricettore di contenuti che il professore spiega in maniera più o meno formale. Il metodo che troverai durante un’esperienza all’estero di lungo periodo ha davvero poco a che vedere con questo. Quello a cui andrai incontro studiando in un Paese straniero, come Stati Uniti, Regno Unito o Australia, è un sistema molto più dinamico e flessibile: oltre alle lezioni teoriche di base, ci saranno workshops, dibattiti, presentazioni, lavori di gruppo e tutto ciò che implica applicazione della teoria. Questo sistema interattivo è molto efficace ed efficiente, sarai infatti spronato a utilizzare la tua creatività e a essere pro attivo. Questo metodo, ti aiuterà a sviluppare competenze che ti saranno utili, in futuro, nel contesto lavorativo.
Infatti, anche se ti può rendere ferrato sulle conoscenze teoriche, la rigidità del sistema italiano spesso non permette di sviluppare alcune delle abilità più richieste nel tuo mercato del lavoro. Proprio per questo è essenziale iniziare fin da giovani a investire tempo ed energie in esperienze di questo genere, in particolar modo, in quelle di lungo periodo per poter tornare con un livello linguistico da madrelingua. Secondo una recente ricerca di Forbes, sono proprio queste le competenze trasversali più richieste nel mondo del lavoro oggi, post pandemia: • flessibilità • creatività e innovazione • pensiero critico per saper discernere le giuste e necessarie informazioni dal bombardamento informativo e mediatico a cui siamo quotidianamente sottoposti • leadership Vengono comunemente chiamate soft skill e sono difficili da sviluppare in un sistema rigidamente strutturato.
Abbiamo quindi capito quanto sia importante fare un’esperienza di studio all’estero durante le superiori, e i dati ci dimostrano che non siamo gli unici a sostenerlo. Infatti, la mobilità studentesca è, a partire dagli anni 2000, in continua espansione, e soltanto tra il 2009 e il 2016 si è registrato un aumento degli studenti italiani impegnati in attività formative all’estero del 111%: da 3.400 a 7.400. Inoltre, il 62% degli studenti delle scuole superiori dichiara di voler intraprendere un’esperienza di studio all'estero.
Il mondo professionale sta cambiando: avere conseguito un diploma e una laurea è ormai quasi scontato. Quindi cosa rende veramente unico e forte un Curriculum vitae? Sicuramente una o più esperienze formative all’estero, soprattutto se di lunga durata. I recruiters saranno incuriositi da queste attività e vorranno capire come ti hanno cambiato, cosa ne hai tratto, quanto ti hanno fatto crescere.
Da uno studio del 2020, dell’Employers Insights Report emerge che per il 25% dei recruiters le esperienze internazionali sono una top priority. Da un’altra ricerca del 2017 emerge che il 73% degli intervistati ha parlato delle proprie esperienze internazionali in un colloquio di lavoro e che più del 50% crede che questo abbia portato a un’offerta di lavoro.
Lo stesso Stato italiano ne riconosce l’importanza. Dal frequentare l’intero percorso scolastico in una scuola superiore all’estero, al fare una vacanza studio di qualche settimana, al trascorrere un periodo di un semestre all’estero: tutte queste esperienze vengono riconosciute dal sistema italiano non come “giorni persi”, ma come PCTO o scambio culturale.
In conclusione, intraprendere un’esperienza di studio all’estero di lungo periodo può cambiare (in meglio!) il futuro lavorativo dei ragazzi che decidono di intraprendere questo percorso.