Università o Gap Year? Prenditi un anno e diventa bilingue.
La maggior parte degli studenti che frequentano le Superiori si avvicina al diploma con trepidazione: finito un percorso ne inizia subito un altro per il quale sono richieste sicurezza e lucidità. A diciotto anni, i ragazzi vengono messi davanti a una scelta che condizionerà tutto il loro futuro. Questa scelta avviene dopo tredici anni di scuola, ed è inevitabilmente influenzata dagli studi intrapresi e dalla pressione di non deludere i propri cari: sto scegliendo la facoltà che effettivamente mi piace, o quella più adatta alla persona che credo di essere?
Molti ragazzi sentono il bisogno di prendersi una pausa, fare un passo indietro, respirare e pensare a chi sono come persona. Negli ultimi anni prendere un Gap Year è una tendenza sempre più in crescita tra i ragazzi diplomati. Ma non è solo una tendenza: è diventata una vera e propria esigenza per poter competere in un mercato mutevole che richiede una conoscenza bilingue. Partire per un periodo all’estero aiuta a comprendere meglio il mondo, adattarsi a nuove situazioni impreviste e, appunto, imparare una nuova lingua. Durante questi mesi si ha la possibilità di conoscere meglio sé stessi e riuscire a capire quale strada seguire per il proprio futuro, accademico e professionale. È l’opportunità perfetta per interfacciarsi direttamente con il mondo, imparando a cavarsela da soli circondati da nuovo background culturale e sviluppando nuove abilità.
Andrew Martin, Professore della facoltà di Educazione dell’Università di Sydney, afferma che, nonostante il timore dei genitori che un anno sabbatico possa interrompere il percorso dello studente, esso è in realtà proprio parte del percorso, se non l’inizio. Uno studio della suddetta Università su un campione di 900 studenti rientrati dal Gap Year, ha anche dimostrato che prendere un anno di pausa ha un effetto positivo sulla loro motivazione, riscontrando un aumento del rendimento accademico oltre il primo semestre di lezioni. Questo dato non deve stupire, siccome studiare in un'altra lingua e con un diverso metodo aumenta la flessibilità mentale. È stato dimostrato, inoltre, che coloro che erano motivati all’inizio del percorso universitario hanno maggiore probabilità di avere successo durante gli studi: il 66% degli studenti intervistati sostiene di affrontare il percorso accademico in maniera più matura e consapevole, ottenendo un rendimento migliore e incrementando i propri voti.
Da questa esperienza i ragazzi rientrano "temprati": sono stati in grado di adattarsi ed imparare una nuova lingua e di muoversi in un contesto internazionale e interculturale, prendere la situazione in mano e gestirla. Hanno tempo per scoprire e migliorare le proprie capacità, costruire sé stessi e abituarsi ad essere autonomi. Si migliorano anche le capacità di gestione del proprio tempo e denaro; ciò si riflette poi nel metodo con cui si affronta lo studio. Inoltre, immergersi in un nuovo ambiente e sperimentare nuove attività aiuta a rendersi conto di quali ambiti soddisfino maggiormente la propria persona.
Prendere un Gap Year non è utile solo prima dell’Università: secondo una ricerca effettuata dalla Gap Year Association su 1.000 studenti, il 16% dei ragazzi ha intrapreso questa pausa durante l’Università.
Source: Gap Year Association National Alumni Survey
Di questi, il 37% ha deciso di cambiare facoltà al rientro dall’esperienza. Avendo tempo per fare una valutazione del proprio percorso accademico e indagare la propria persona, ci si può rendere conto che la strada intrapresa non è soddisfacente, e rischia di sfociare in un futuro frustante e deludente. Prendersi una pausa è, a volte, necessario per non rischiare di rimanere bloccato la maggior parte della vita in un percorso accademico o professionale inappagante.
Specialmente se non si è sicuri della facoltà in cui iscriversi, non ha senso buttare via un anno di tempo e rette universitarie per la paura infondata di “sprecare” un anno all’estero. Un Gap Year non è un anno perso: un viaggio internazionale comporta molti vantaggi, inclusa la possibilità di scoprire il mondo e ampliare il proprio bagaglio di conoscenze trasversali e soft-skills.